Gli elementi maladattivi - Emozioni negative
- Francesco Petrarolo
- 24 giu 2017
- Tempo di lettura: 3 min

Traccia di alcuni elementi che caratterizzano gli schemi maladattivi dei nostri comportamenti.
Alcune considerazioni di fondo:
A):
Nella nostra mente si accavallano percezioni, pensieri, sentimenti, movimenti
Questo groviglio di distrazioni, confusione, disordine, caratterizza la nostra attività mentale;
Le distrazioni sono i nostri peggiori nemici perché rappresentano il terreno fertile per i desideri frustati, i risentimenti repressi, le passioni montanti;
Di norma cerchiamo di sfuggire queste emotività per evitare la sofferenza che le stesse provoca.
B):
A volte ci rifugiamo nella noia perché essa rappresenta un basso livello d’attenzione ed i nostri interessi si affievoliscono;
Quando ci capita qualcosa di nuovo ritorniamo ad essere attivi, dinamici, innalziamo il nostro livello di applicazione;
Se siamo liberi da preconcetti e giudizi il nuovo ci porta allegria e spensieratezza.
C):
Le cose che ci appaiono dipendono dalle lenti e dai filtri con cui le guardiamo;
Questi filtri possono avere un effetto temporaneo, durano poco e poi svaniscono, oppure possono diventare abitudini mentali;
Le abitudini mentali possono essere sane o insane:
Le abitudini insane o maladattive, definite anche schemi, ruotano intorno a bisogni fondamentali ma paradossalmente ci inducono a pensare ed a comportarci secondo modalità che non permettono l’appagamento di quei bisogni;
Gli schemi maladattivi possono assumere diversi aspetti:
Ci concentriamo sui dettagli e seguiamo le regole con precisione;
Siamo impulsivi ignorando i dettagli ed i fatti;
Guardiamo tutto con sospetto e siamo attenti a qualunque indizio confermi la teoria della diffidenza.
Gli schemi maladattivi si possono suddividere in 2 categorie:
Quelli che riguardano la vita affettiva, le amicizie, la famiglia:
L’abbandono
La deprivazione
La sottomissione
La sfiducia
L’inadeguatezza ad essere amati
Quelli che riguardano la vita sociale, la scuola, il lavoro:
L’esclusione
La vulnerabilità
Il fallimento
Il perfezionismo
Il privilegio
Gli schemi maladattivi s’innestano ogni volta che un fatto, un pensiero, un episodio, un avvenimento ci fanno ritornare alla mente la circostanza in cui per la prima volta siamo stati colpiti dall’evento negativo.
Nelle nostre menti non opera quasi mai un solo schema, anzi la maggior parte delle volte i gruppi di schemi operano insieme: uno innesta un altro che a sua volta ne può provocare un altro ancora.
La nostra reazione quando s’innesta uno schema può assumere molteplici aspetti:
Assecondare la maladattività dello schema, perpetuandolo;
Ribellarsi già prima che lo schema si presenti, annientandolo;
Favorire l’approccio mentale per poi verificarne la natura.
Gli schemi maladattivi sono ripetitivi e c’impongono un unico modo di vedere le cose, di pensarle e sentirle ed una maniera abituale di reagire. Questa reazione non solo conferma la visione dei fatti dello schema, ma limita drasticamente le scelte.
Quando siamo vittime di uno schema non ci accorgiamo che esso sta agendo a livello mentale ed i problemi che esso provoca sono dentro di noi non all’esterno.
Le distorsioni mentali e percettive degli schemi possono assumere molteplici aspetti:
Vediamo le cose in un unico modo, non teniamo conto delle prove che dimostrano il contrario;
Consideriamo un singolo avvenimento come un meccanismo perpetuo;
Valutiamo i comportamenti degli altri attribuendo loro i peggiori intendi;
Giungiamo alle conclusioni con le peggiori convinzioni anche se non ci sono prove che lo dimostrano;
Ingigantiamo ogni fatto considerandolo catastrofico.
Tutte le volte che si presenta un episodio o un pensiero interviene lo schema maladattivo che ci riporta al passato ed ai modi con cui si siamo comportati. Quando c’è una somiglianza tra qualcosa che ci sta accadendo ed un avvenimento del passato, che ci aveva addolorato, interviene il radar emotivo che controlla tutto ciò che accade.
Il meccanismo che interviene è rappresentato dal 4-5% delle informazioni dirette al cervello attraverso la sollecitazione dei nostri sensi, l’amigdala, che è la sentinella delle nostre emozioni che abbiamo ereditato dalle esperienze dei nostri progenitori, che attraverso una scorciatoia non arrivano alla sua parte razionale (neurocorteccia) ma si fermano nella parte che conserva i nostri stati emozionali (l’amigdala).
I segnali che arrivano sono veloci, imprecisi e sfuocati e ci portano a conclusioni affrettate e spesso sbagliate, ma possono essere utili in alcuni momenti di pericolo.
Le emozioni vanno riconosciute per come sono e non per come vorremmo fossero (equanimità); se sorgono nella nostra consapevolezza bisogna guardarne la qualità, riconoscerle con cura ed accettarle così come sono senza fare resistenza, giudicarle o avere preferenze. I sentimenti aggiungono le qualità della piacevolezza e della spiacevolezza a ciò che la mente percepisce; possono aggrapparsi alle esperienze positive o resistere a quelle negative o annoiarsi per quelle neutre. Qualunque esse siano bisogna accettarle nella piena consapevolezza.
Necessita, inoltre, avere onestà intellettuale e tenacia, scrollarsi di dosso l’autocommiserazione o l’autocompiacimento, sfidando i vecchi condizionamenti ed il nostro vecchio senso di identità.
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