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Le caratteristiche di un capo

  • Immagine del redattore: Francesco Petrarolo
    Francesco Petrarolo
  • 15 set 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

Molte volte mi è stato chiesto da studenti, collaboratori, discenti nelle varie aziende, come e quali caratteristiche dovesse avere un capo.

Ho cercato di sottolinearne alcune importanti ma avrei potuto proseguire senza limiti alla descrizione delle varie personalità che un uomo, manager o meno, può avere nei suoi comportamenti.

Gli stili di management cambiano, si modificano gli approcci gestionali soprattutto quelli relativi alle risorse umane, in termine di gestione ed organizzazione.

Definizione manager e leader

  • I manager sono i gestori delle risorse umane, tecniche, finanziarie che gli sono state affidate dall’azienda. Sono attenti, oculati, vigili nella gestione e nell’organizzazione, mettono in equilibrio i costi ed i conti, verificano le vendite ed i profitti, hanno capacità nella gestione finanziaria. Rappresentano la proprietà di cui sono i fiduciari e ne tutelano gli interessi. Sono razionali, intelligenti, sufficientemente comunicativi.

  • I leader sono i soggetti che implementano le nuove culture, che conducono i collaboratori, che sanno prenderli per i sentimenti, che amano le emozioni, che sono onesti ed integri, che hanno propensione per il futuro, che sanno pianificare (obiettivi), organizzare (ruoli e compiti), che sanno controllare l’efficienza del sistema ed i relativi risultati. Sono fortemente comunicativi, utilizzano il flusso informativo che deve raggiungere tutti i livelli dei servizi: tutti devono sapere gli obiettivi ed i mezzi per raggiungerli. I leader sono riconosciuti tali dai collaboratori, non hanno bisogno di affermare il loro status.

Alcuni stili di gestione che contraddistinguono i ruoli dei responsabili :

  • Gli autoritari sono i capi che indossano le vesti del comandante, mettono le stellette, non ascoltano le ragioni, impongono la propria volontà, che può anche non essere quella dell’azienda, esercitano il potere sugli altri, affermano la propria supremazia.

  • Gli autorevoli sono coloro che spiegano le ragioni delle decisioni, coinvolgono gli altri, discutono le proposte, hanno la capacità di farsi stimare, considerare per le proprie capacità, riescono ad esercitare prestigio perché gli viene riconosciuto.

  • Gli accentratori sono i capi i quali decidono che tutte le informazioni e le decisioni devono passare attraverso la loro figura. Devono sapere tutto ciò che succede e mettono le mani su tutto quanto accade nell’azienda; sono vigili su tutti i problemi, controllano ogni operatività, niente passa senza il loro consenso.

  • I deleganti sono coloro che si fidano dei collaboratori, li autorizzano a operare con autonomia, permettono, concedono, danno facoltà di fare con proprie iniziative.

Molto superficialmente, a volte, si identificano i deleganti con coloro che non vogliono fare, con gli scansafatiche. Il vero

delegante concede ad altri ma controlla, lascia fare ma è vigile, nulla gli sfugge, mette a prova continua i collaboratori valutandone le prestazioni ed i risultati. Non sta con il fiato sul collo ma conosce tutto quanto accade nella sua struttura.

E ancora :

Gli ottemperanti sono i capi che sposano ciò che gli viene trasmesso, sono meticolosi, attenti alle procedure, non sgarrano di una virgola, gestiscono le regole e le disposizioni con scrupolosità.

  • Gli interpretativi sono coloro che danno diverse definizioni alle regole, trovano i cavilli, ritengono le norme a volte restrittive e ne allargano i concetti. Si consentono, a volte, cose che le stesse procedure vietano.

  • Gli ottemperanti sono i capi che sposano ciò che gli viene trasmesso, sono meticolosi, attenti alle procedure, non sgarrano di una virgola, gestiscono le regole e le disposizioni con scrupolosità.

  • Gli intolleranti sono i capi impazienti, quelli che si infastidiscono per poco, sono insofferenti, scattano per poco, per nonnulla aggrediscono.

  • I permissivi sono coloro che concedono con facilità, sono pazienti, elastici, tolleranti, capiscono le ragioni degli altri, giustificano i collaboratori, sono indulgenti.

  • I diffidenti sono i capi sospettosi, quelli che non si fidano, che hanno dubbi, che sono guardinghi, sono cauti e timorosi, hanno paura di avere fregature.

  • I fiduciosi sono coloro che credono negli altri, sono speranzosi di non avere raggiri, inganni, si affidano, sono certi dei colleghi, clienti, collaboratori e della loro buona fede.

  • I razionali sono i capi che ragionano in ogni contesto, utilizzano logicamente il pensiero; calcolano le variabili in ogni situazione, sono riflessivi, prendono tempo per rispondere, intervengono solo se sono sicuri.

  • Gli emozionali sono coloro che si lasciano trasportare dagli eventi, sono istintivi, riflettono poco prima di prendere decisioni, parlano con il cuore ed i sentimenti.

  • I riservati sono i capi che non trasmettono i propri pensieri, sono essenziali nel divulgare le decisioni dell’azienda, non lasciano entrare i collaboratori nella propria testa e nel cuore, sono attenti a non sbilanciarsi.

  • I loquaci sono coloro che intrattengono i collaboratori, colleghi, clienti, sono chiacchieroni, discorsivi, raccontano molte cose, parlano e, di norma, si fidano degli altri.

  • I formalisti sono i capi attenti alle regole, alle procedure, non amano dare e ricevere confidenza, sono attenti ai criteri, ai principi, alle prescrizioni, concedono poco.

  • Gli informali sono gli amiconi, i semplici, i confidenziali, quelli che raccontano le proprie cose, che non danno eccessiva importanza ai ruoli, che non sentono le barriere dei livelli.

  • I decisionisti sono i capi abituati a prendere risoluzioni, non si fermano, affrontano le cose con determinazione, deliberano con chiarezza.

  • I temporeggiatori sono i cauti, i prudenti, i misurati, riflettono e prendono tempo, sono ponderati e spesso rimandano a tempi migliori.

  • Gli stressati sono i capi che vivono nella tensione, sono nervosi, logorati dalle preoccupazioni, sono normalmente stanchi, affaticati.

  • I tranquilli sono coloro che vivono nella calma, nella pacatezza, non sono affaticati dalle tensioni, hanno la serenità e si sentono rilassati.

  • Gli ambiziosi sono i capi che vogliono fare carriera, che non si accontentano di quanto hanno raggiunto, sono desiderosi di apprendere e mostrare le proprie capacità, hanno la brama del successo e del riconoscimento, hanno orgoglio e a volte cupidigia.

  • I modesti sono coloro che si accontentano, che non hanno aspirazione di carriera, sono modesti, non si mettono in mostra, sono riservati.

  • I creativi sono i capi ingegnosi che hanno idee, che sono intuitivi, capaci di generare soluzioni, di originare evoluzioni, che pensano al di là delle variabili che condizionano i processi, che hanno fantasia.

  • I non creativi sono coloro che non immaginano nuovi processi evolutivi, si attengono alle regole ed alle variabili che le condizionano, non producono innovazioni.

Ancora due grosse categorie:

  • I capi che sanno parlare hanno proprietà di linguaggio, sanno trasmettere le notizie e le decisioni, sono capaci di far comprendere ed acquisire le cose che dicono.

  • I capi che sanno ascoltare sono una rarità, non si trovano facilmente, sono coloro che hanno la predisposizione a sentire i bisogni ed i pensieri dei collaboratori, sanno confrontarsi, misurarsi con altre idee, investono il loro tempo nel capire i pensieri altrui.

Politeismo psichico

I greci ritenevano che nell’Olimpo intorno a Zeus vi fossero 12 Dei che rappresentavano il nostro modo d’essere, i nostri comportamenti: litigiosi, teneri, gelosi, amorevoli, combattivi, erotici, etc.

L’equilibrio tra i nostri modi d’essere, l’adattabilità alle necessità dell’ambiente lavorativo e gli obiettivi che mi pongo rappresentano l’armonia necessaria per una corretta capacità gestionale.

Gli stili e le aziende

Abbiamo cercato da segnalare alcune caratteristiche relative ai modi con cui si possono declinare i ruoli dei capi, considerando che alcuni modelli descritti sono insiti nei nostri caratteri, nei nostri modi d’essere.

Ci corre l’obbligo, però, per essere in linea con le necessità delle aziende in cui stiamo operando e/o del particolare momento aziendale, correggere alcuni nostri modi d’essere per poterli adeguare alle esigenze correnti.

Non ci sono modelli e stili, belli o brutti, corretti o negativi; avremmo potuto ancora segnalarne altri concernenti la pazienza, la saggezza, la flessibilità o l’arroganza e così via, ma non sarebbero bastati per delineare una corretta via.

Riteniamo che solo l’attenta auto valutazione, di come siamo capi, con le molteplici sfaccettature, confrontandoci con colleghi e superiori con grande umiltà e onestà intellettuale, rimanendo in linea con quanto occorre all’impresa, sia il valido aiuto per gestire con armonia.

Lo strumento di confronto e di diagnosi è la via per giungere alla conoscenza di noi stessi e dei nostri comportamenti

È molto importante conoscere che gli stili di management devono essere in linea con quanto l’azienda ci chiede, in funzione degli obiettivi che ci siamo prefissati e del contesto di riferimento.

Noi dobbiamo dosare con cura ed attenzione autorità ed autorevolezza, delegando o accentrando, dobbiamo saper regolare riservatezza e loquacità, dobbiamo saper ascoltare o viceversa vietare agli altri di parlare, dobbiamo in sintesi avere la consapevolezza gestendo il nostro modo d’essere e la nostra missione per ottenere i giusti riconoscimenti ed una chiara leadership.

L’azienda potrà chiederci di interpretare alcuni modelli comportamentali, perché le esigenze lo richiedono, e noi dovremmo con grande capacità e forza di volontà, attuarli vincendo le naturali difese dei nostri abituali atteggiamenti.


 
 
 

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