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La sconfitta

  • Immagine del redattore: Francesco Petrarolo
    Francesco Petrarolo
  • 14 ago 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Vittorie e sconfitte

Nel ciclo della natura non esistono vittorie o sconfitte: esiste solo il moto del cambiamento.

Le stagioni si alternano lasciando spazio alle nuove: la pioggia cede alla neve che a sua volta cede al fiorire dei campi.

Nella nostra esistenza perdere una battaglia o tutto ciò che crediamo di possedere ci sprofonda in momenti di tristezza, a volte di depressione, ma se conserviamo la nostra dignità, i nostri principi, il nostro amor proprio, il nostro onore, lo stile, i valori, potremmo perdere quel combattimento ma non saremo sconfitti poiché la nostra anima non sarà ferita.

Superare le difficoltà

Poi noi, in maniera stupefacente, superiamo quel momento triste e scopriamo che abbiamo avuto una forza che sorprende noi stessi e accresciamo la nostra autostima.

Alcuni piangono la sconfitta perché non conoscono la grande forza che hanno e dicono: ho perso la battaglia e si angustiano; altri, invece, nonostante il dolore, lo sconforto, le dicerie dei nemici, non si consegnano al dolore nonostante qualche lacrima.

Il combattimento si è solo interrotto, gli attenti, gli arditi, i combattenti ascoltano i battiti del proprio cuore, percepiscono la tensione, si rendono conto che la paura li pervade ma scoprono che la fede infiamma ancora il loro cuore, si adoperano per scoprire gli errori commessi e i comportamenti virtuosi, provano ancora paura ma agiscono per non rimanere nella polvere, ripensano ai patimenti ma non vogliono più soffrire.

Chi desiste è sconfitto

La cosa peggiore per un uomo non è cadere nell'arena ma è non rialzarsi.

Arriverà il tempo della vittoria e i momenti difficili saranno solo storie da raccontare che ci fanno capire che bisogna attendere con pazienza il momento opportuno per agire, che dobbiamo coltivare la saggezza per non lasciarci fuggire l'occasione ed essere orgogliosi delle nostre cicatrici: esse sono medaglie che marchiano le carni ma mostrano un uomo che ha esperienza e sa lottare.

Le cicatrici sono più eloquenti della lama che le ha provocate.

I perdenti

I perdenti, invece, sono coloro che non arrivano neppure a fallire.

Non hanno sogni, immaginazione, desideri per paura di soffrire: la sconfitta si accompagna ai combattenti perché conoscono l'onore della caduta ma anche la gioia del trionfo.

Coloro che non hanno lottato non conoscono la sconfitta, essi riescono ad evitare le cicatrici, le umiliazioni, i tormenti dell'abbandono e tutti i momenti in cui dubitano dei propri valori e di Dio.

Essi dicono con orgoglio: io non ho mai perso una battaglia ma non potranno mai affermare di aver trionfato in un combattimento. Costoro vivono in un universo che considerano inviolabile, chiudono gli occhi davanti alle sofferenze ed alle ingiustizie, si beano di una sicurezza che deriva dalla mancata presa di coscienza delle sfide quotidiane di coloro che si spingono oltre i propri limiti.

Gli sconfitti e i potenti

Queste persone non hanno mai conosciuto la sconfitta, sono sicuri di sé stessi, sono detentori di una verità ottenuta senza sforzi, siedono accanto ai potenti, sono come le iene che si cibano degli avanzi del leone.

Ai figli insegnano di non farsi coinvolgere in conflitti, di abbassare sempre il capo davanti ai potenti o ai prepotenti; dicono loro: non mostratevi offesi, non sbandierate i dubbi, nella vita ci sono cose più importanti.

I sogni dei perdenti

I perdenti nella notte sognano battaglie epiche, inseguono le ingiustizie e le vigliaccherie: ripetono a se stessi domani cambio tutto.

La mattina dopo si chiedono: e se cambiare fosse un errore?

I perdenti continuano a vivere nella loro meschinità, nel non voler vedere le tragedie, gli abbandoni, le cattiverie, i soprusi che li circondano ma non sapranno mai assaporare la gloria di una vittoria, rimangono nell'arena distesi ai piedi di un qualunque gigante d'argilla.


 
 
 

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