La metafora del tempio Zen
- Francesco Petrarolo
- 21 ago 2017
- Tempo di lettura: 2 min

la metafora è la sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito ad una trasposizione simbolica dell’immagine.
Nei tempi Zen c’è consuetudine di ospitare un monaco viandante a condizione che lo stesso abbia un confronto dialettico sulla dottrina Zen con un monaco del Monastero e che vinca tale confronto. Si racconta che in un tempio Zen nel nord del Giappone ci fossero due monaci: uno anziano di grande cultura e capacità dialettica ed un altro giovane un po’ stupido e con un occhio solo. Una sera di cattivo tempo, un monaco viandante chiese ospitalità ed il vecchio religioso del Monastero, a cui si era rivolto, gli rispose che non c’era alcun problema, però la consuetudine li obbligava ad un confronto sulla somma dottrina. Egli, però, stanco per la lunga giornata di studio e lavoro avvertì il giovane monaco suo assistente di provvedere lui stesso al confronto, ma non confidando sulle sue capacità intellettuali suggerì il confronto muto.
I due iniziarono il confronto.
Dopo qualche minuto il viandante si presentò al vecchio monaco ringraziandolo della cortesia ed informandolo di aver perso il confronto sulla somma dottrina. L’anziano monaco meravigliato chiese spiegazioni ed il viandante raccontò:
Nel confronto muto, come richiesto, ho alzato la mano, chiuso il pugno ed aperto l’indice intendendo così che Buddha esiste;
Il tuo giovane assistente ha seguito il mio gesto aprendo indice e medio intendendo così che c’è Buddha ed i suoi insegnamenti;
Io allora ho aperto dalla mano chiusa indice, medio ed anulare intendendo che Buddha esiste, che ci sono i suoi insegnamenti ma anche i suoi discepoli;
Il giovane monaco allora ha alzato il braccio ed ha chiuso il pugno intendendo che Buddha, i suoi insegnamenti ed i suoi discepoli dipendono tutti da un’unica entità che è Buddha.
Perso il confronto il monaco viandante si allontanò.
Arrivò, nel frattempo, il giovane monaco che lamentò con il vecchio l’isolenza del viandante e raccontò quanto accaduto:
Nel confronto muto egli ha alzato la mano, chiuso il pugno ed aperto l’indice intendendo che io avevo un occhio solo;
Io, per essere cortese, dalla mano ho aperto indice e medio intendendo: beato te che hai due occhi;
Il viandante, sempre più insolente, ha aperto dalla chiusa mano indice, medio ed anulare intendendo così che il mio occhio ed i suoi due occhi sommati facevano tre;
A questo punto ho alzato la mano, chiuso il pugno ed ho pensato: adesso ti do un cazzotto in faccia!
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